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INFLAZIONE… AUMENTO TASSI e MERCATI

Ormai tutti ce ne siamo accorti… l’inflazione è tornata e per molti è una vara novità in quanto occorre risalire agli anni 80 per osservare valori simili.

Ma facciamo un passo indietro. Che cosa è l’inflazione? L’inflazione è banalmente l’aumento dei prezzi. Come conseguenza porta con sé l’erosione dei risparmi e della capacità di acquisto del denaro, in altre parole nel futuro i nostri soldi varranno in termini reali meno poiché con lo stesso importo comprerò meno beni o servizi.

Le Banche Centrali hanno dunque cercato di correre ai ripari, utilizzando la “cura” da sempre applicata in questi casi: l’aumento dei tassi di interesse.

Aumentare i tassi di interesse significa sostenere il “valore del denaro” che in effetti costa di più. La conseguenza è che il costo del mutuo per chi compra casa cresce, il costo del fido e dei finanziamenti per le aziende sale.

In altre parole si riduce la quantità di moneta in circolazione, con l’obiettivo finale di accrescere il “valore” del denaro e contrastare la spirale inflattiva.

Ma questa “ricetta” è sempre quella giusta?

Per cercare di rispondere a questa domanda occorre comprendere come l’aumento dei prezzi in questo preciso momento, specie in Europa, non sia tanto da ricondurre ad un eccesso di domanda, quanto a “colli di bottiglia” riconducibili all’offerta. Infatti l’aumento dei costi dell’energia e delle materie prime si sta progressivamente propagando lungo tutta la catena produttiva e distributiva, fino al consumatore finale.

In altre parole non è che i beni ed i servizi siano aumentati di prezzo perché vi sia sul mercato una domanda spumeggiante spinta dall’ottimismo dei consumatori; i prezzi sono aumentati per lo più per la scarsità di offerta, la difficoltà a reperire materie prime e la crisi energetica.

Ma torniamo alla nostra domanda. Molte perplessità sono proprio legate al fatto che un aumento prolungato e consistente dei tassi di interesse andrebbe a deprimere ulteriormente la domanda di beni e servizi piuttosto che risolvere i colli di bottiglia presenti sul mercato.

Senza considerare che l’aumento dei costi finanziari e del personale per le aziende, già alle prese con gli aumenti delle materie prime proprio alla base della spirale inflazionistica, minerebbe ulteriormente la loro redditività e dunque la sostenibilità nel tempo.

I mercati temono questi fattori, le azioni sono sotto pressione perché almeno nel breve gli utili potrebbero risentirne e le obbligazioni a tasso fisso, come abbiamo visto in un precedente articolo, perdono di valore poiché i tassi salgono.

Quindi cosa fare? Lasciare i soldi sul conto corrente?

In questo difficile e complicato scenario, un approccio professionale, basato sulla pianificazione di lungo periodo finalizzata ai veri obiettivi, risulta strategico per la difesa dei patrimoni di famiglia! Inoltre ogni crisi porta con sé sempre delle nuove opportunità!