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L’AUMENTO DEI TASSI…E L’OPPORTUNITA’ CHIAMATA “OBBLIGAZIONI”

Con l’ennesimo aumento di ieri la FED porta i tassi americani in un corridoio tra il 5,25% ed il 5,50%. E non è poca cosa. Basti pensare che si è trattato dell’undicesimo rialzo che pone i tassi ai massimi da 22 anni, facendo registrare il ciclo di rialzi più aggressivo da ben 40 anni.

Pare tuttavia che la salita non sia ancora terminata, la banca centrale americana ha infatti anticipato un ulteriore e probabile aumento dopo l’estate.

Anche sul fronte europeo l’atteggiamento della BCE non sembra essere molto diverso. L’aumento di oggi ha portato i tassi al 4,25% facendo registrare il nono aumento consecutivo da luglio 2022 quando iniziò il ciclo di rialzi, indicativamente 4 mesi dopo la FED.

Tralasciando per un momento le cause e le ben note conseguenze sui rischi di un rallentamento dell’economia reale, di un aumento del costo del debito sia privato che pubblico ed un credit crunch che comincia ad affacciarsi nel mercato bancario, concentriamoci su quella che, a ben vedere, potrebbe rivelarsi un’opportunità.

E’ dunque probabile che il ciclo di rialzi non sia terminato ma è anche evidente come ormai l’azione delle banche centrali si sia già abbondantemente scaricata sul mercato, questo genera evidentemente delle opportunità sul mercato obbligazionario.

I risparmiatori hanno ora un’ulteriore possibilità di investimento che pareva assopita fino al qualche semestre fa.

Ci sono opportunità sia sulla parte breve della curva dei tassi, sia sulla parte lunga. I rendimenti dei titoli di stato italiani a 6 mesi offrono ritorni in area 3,30% annuo lordo, mentre il decennale si ferma a poco più del 4,00% annuo. Non mancano neppure occasioni nel mondo dei corporate.

Certamente ritorni interessanti che non si vedevano da molto tempo e che potrebbero beneficiare ulteriormente in caso di un rallentamento della crescita dei tassi o addirittura di una diminuzione nei prossimi anni, quando le banche centrali potrebbero rallentare, vuoi per un reale rientro dell’inflazione o semplicemente per un eccessivo affaticamento dell’economia reale.

Quindi un’opportunità in cui tuffarsi a capofitto? Molti investitori sono infatti assetati di rendimenti dopo un 2022 difficile e dopo un periodo di astinenza durato quasi un decennio.

Più che un’abbuffata bulimica suggerisco di cogliere la situazione attuale come una freccia in più a disposizione del proprio arco: occorre essere estremamente selettivi e coordinare ogni singolo acquisto in una pianificazione finanziaria strategica che non tenga solo in considerazione il proprio profilo di rischio, ma anche specifici obiettivi finanziari strettamente legati al proprio ciclo di vita.

Ancora una volta dunque“Pianificare è meglio che curare”.