Il 14 agosto è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale la legge delega per la riforma fiscale.
Il provvedimento n. 111 del 2023, è quindi entrato ufficialmente in vigore il 29 agosto.
Ma perché tale provvedimento è così importante per il mondo degli investimenti finanziari e per quello della consulenza? Proviamo a spiegarlo in maniera semplice.
Più precisamente l’articolo 5 lettera d) pone le basi per una maggiore armonizzazione della disciplina, prevedendo un’unica categoria di redditi di natura finanziaria: andando quindi oltre l’attuale differenziazione tra redditi di capitale e redditi diversi.
Semplificando un po’ per capirci, attualmente la normativa non consente di compensare le perdite derivanti da redditi diversi con le plusvalenze da redditi di capitale.
In altre parole è come se tra i due comparti ci fosse un muro invalicabile, che ne limita il dialogo dal punto di vista fiscale.
Attualmente un investitore potrebbe trovarsi a pagare tasse su utili derivanti da redditi di capitale anche se nel proprio zainetto fiscale sono presenti delle perdite riconducibili a redditi diversi.
Il provvedimento, continuando con la metafora, è come se abbattesse questo muro, consentendo quindi un dialogo fiscale tra i due comparti.
In ultima istanza l’investitore avrebbe maggiori possibilità di risparmiare tasse, compensando le perdite ahimè realizzate, con una più ampia pluralità di strumenti.
Ad oggi tuttavia l’utilizzo del condizionale è d’obbligo, in quanto la politica avrà tempo 24 mesi per l’emanazione di uno (o più) decreti legislativi, fondamentali per rendere concretamente applicabile la compensazione e quindi fornire preziosi dettagli ad oggi non ancora disponibili.
Se questo come auspichiamo avverrà, non solo il legislatore contribuirà a semplificare una normativa non sempre così chiara ed intuibile per i risparmiatori, ma consentirà alla “buona” consulenza finanziaria di avere maggiori frecce al proprio arco per assicurare agli investitori una efficace ottimizzazione fiscale, aspetto a volte trascurato nella pianificazione finanziaria.
In linea generale la normativa potrebbe favorire non soltanto l’utilizzo di risparmio gestito, svantaggiato dall’attuale disciplina, ma anche e soprattutto strumenti più semplici, come le obbligazioni. Potrebbe infine diminuire lo stimolo alla creazione di “contenitori” di investimento che, se da un lato garantivano una maggiore ottimizzazione fiscale, in molti casi si prestavano anche a maggiori costi occulti ed una minore trasparenza.
Il primo, importante, passo è stato fatto… adesso occorrerà attendere i prossimi.