In molti mi avete chiesto negli ultimi mesi come comportarsi visto un mercato, almeno quello azionario americano, cresciuto di molto: praticamente ininterrottamente da due anni.
Vendere, mantenere la posizione od incrementarla? La risposta? Dipende! Infatti, a ben vedere una soluzione univoca non esiste.
La figura in allegato però ci può aiutare ad avere una visione più obiettiva della situazione, e dunque prendere una decisione più consapevole. L’immagine, infatti, riporta la performance dell’indice S&P500, uno dei più importanti indici azionari del mercato americano, dal 1929 ad oggi. Fin dal primo colpo d’occhio emerge come di fatto la distribuzione dei rendimenti sia di fatto asimmetrica. Gli anni con una performance positiva sono infatti prevalenti rispetto a quelli con un risultato negativo. Ancora, possiamo osservare come nella storia il maggior numero di anni abbia fatto registrare rendimenti tra il 10 ed il 20%, ma non è tutto. Il 2024 si colloca nella fascia oltre al 20%, peraltro anticipato da un 2023 altrettanto positivo.
Potrebbe dunque essere razionale aspettarsi un anno negativo, dopo un biennio fortemente positivo. Ma chi avrebbe pensato, alla fine del 2023, che il 2024 sarebbe stato un altro anno di risultati eccezionali?
Da questo ragionamento si intuisce, quindi, che cercare di prevedere il mercato risulta quanto meno complicato e certamente un atteggiamento non privo di rischi.
Ma torniamo alla domanda iniziale: vendere perché le quotazioni sono ormai alte o continuare ad acquistare. La postura corretta per rispondere a questa domanda non è tanto quella di provare a prevedere il futuro, quanto quella di ripartire da una sana e personalizzata pianificazione strategica. Occorre chiedersi quali siano i propri veri obiettivi di lungo termine, comprendere che il mercato azionario americano è certamente efficiente, caratterizzato da performance eccellenti ma anche da storni che ne rappresentano la propria natura intrinseca.
Occorre dunque essere sinceri con se stessi. Il portafoglio, nella sua interezza deve essere certamente coerente con la propria propensione al rischio e il proprio orizzonte temporale, ma non è sufficiente. C’è una coerenza di cui ancora troppo poco si parla, che è di fondamentale importanza: la coerenza con il proprio profilo emotivo.
Dal momento che risulta improbabile prevedere il mercato, ovvero anticiparne gli storni senza rinunciare a potenziali performance, occorre effettuare scelte consapevoli e sostenibili non soltanto dal punto di vista razionale ma anche emotivo. Spesso, di fronte a storni fisiologici del mercato siamo portati a prendere scelte impulsive, che ne pregiudicano di fatto il risultato di lungo periodo. La finanza comportamentale prima e le neuroscienze dopo, ci hanno dimostrato come spesso siano le emozioni a governare le nostre scelte, senza nemmeno farcene rendere conto. Uno dei principali bias cognitivi è proprio l’avversione alle perdite: il dolore che proviamo per una perdita è ben più forte della gioia per un guadagno di pari entità.
In conclusione, piuttosto che cercare di prevedere se sarà un anno positivo o negativo per il mercato, chiediamoci se la componente azionaria nel portafoglio è coerente con il nostro profilo di rischio razionale ed emotivo, se abbiamo messo in atto strategie per minimizzare il rischio specifico, se abbiamo accantonato asset di liquidità utile per approfittare di fisiologici storni del mercato e se abbiamo in portafoglio strumenti realmente efficienti, caratterizzati da costi equi in grado di non erodere il valore aggiunto creato dal mercato.
Pianificare è meglio che Curare…
Buon 2025!