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TAGLIO TASSI: FISSO O VARIABILE? UNA SCELTA STRATEGICA!

Nel percorso di crescita di un’impresa, il ricorso al debito rappresenta spesso una tappa fondamentale. Una scelta che deve essere ponderata con attenzione, calibrata rispetto alla situazione finanziaria e agli obiettivi strategici aziendali.

Tra le domande più comuni in questi casi c’è quella relativa alla tipologia di tasso da preferire: fisso o variabile? Un interrogativo tutt’altro che banale.

Facciamo un passo indietro e analizziamo il contesto attuale. Nella riunione del 5 giugno, la Banca Centrale Europea ha proseguito il processo di allentamento monetario, riducendo per l’ottava volta i tassi di interesse di 25 punti base. Il tasso ufficiale si attesta ora al 2%, in netto calo rispetto al massimo del 4,5% raggiunto a settembre 2023. Il trend è quindi chiaro: da giugno 2024 i tassi sono in discesa. Ma quali sono le prospettive per il prossimo futuro?

Va precisato che i tassi negativi, o prossimi allo zero, degli scorsi anni sono stati un’anomalia storica e non un punto di riferimento attendibile. Le previsioni più accreditate indicano uno o due ulteriori tagli nel 2025, con un possibile assestamento tra l’1,75% e l’1,25% nel 2026.

Alla luce di questo scenario, i livelli attuali possono già essere considerati bassi, anche grazie a un’inflazione che sembra rientrata verso i target auspicati.

Ma torniamo alla domanda iniziale: quale tasso scegliere? Troppo spesso la scelta si basa unicamente su una valutazione di convenienza economica, limitandosi al confronto tra i tassi di mercato in quel momento specifico. Tuttavia, questa analisi può risultare miope, specie per finanziamenti a medio-lungo termine.

Un approccio più solido prevede di valutare l’impatto finanziario dell’operazione: quanto sarà sostenibile la rata (oggi e in futuro) in rapporto ai flussi di cassa aziendali?

Questo richiede almeno due cose:

1) una chiara consapevolezza dell’importanza e della capacità dell’impresa di generare liquidità nel tempo,

2) una pianificazione finanziaria strutturata, capace di simulare scenari e verificare la sostenibilità nel tempo.

In altre parole, occorre passare da una logica puramente economica e statica, a una visione dinamica e finanziaria, non ancora sempre radicata nelle aziende, specie quelle di dimensioni medie o piccole.

Cambiando prospettiva, anche un tasso variabile, apparentemente più conveniente nel breve termine, potrebbe non essere la scelta migliore. In certe situazioni, un tasso fisso garantisce stabilità dei flussi in uscita, facilità di pianificazione e maggiore resilienza finanziaria, specialmente quando il margine di manovra sul reddito disponibile è già ridotto.

In questi casi, rinunciare a un piccolo vantaggio economico può tradursi in un grande beneficio in termini di sostenibilità dei flussi di cassa e quindi continuità aziendale.

Ancora una volta, dunque: pianificare è meglio che curare.