Siamo convinti di essere razionali, soprattutto quando si tratta di scelte importanti: proteggere il patrimonio familiare, guidare un’azienda, pianificare il futuro.
La realtà, però, è ben diversa. Nella vita quotidiana le nostre decisioni sono condizionate dalle emozioni, in modo spesso subdolo e inconsapevole. È così che finiamo vittime di scorciatoie mentali e pregiudizi che ci allontanano da scelte realmente lucide.
Queste distorsioni sono i bias cognitivi: veri e propri “cortocircuiti” del pensiero che influenzano chiunque.
Uno dei più noti è l’effetto Dunning-Kruger, individuato dagli psicologi David Dunning e Justin Kruger nel 1999. Le loro ricerche hanno mostrato come chi ha scarse competenze in un settore tende a sopravvalutarsi, mentre chi è più esperto finisce per sottostimarsi. Il risultato? I meno preparati prendono decisioni rischiose senza rendersene conto e rifiutando un aiuto, mentre i più competenti, consapevoli delle complessità, approfondiscono e si confrontano, crescendo ancora di più.
Un paradosso antico, che Socrate sintetizzava così: «È sapiente solo chi sa di non sapere».
Ma il Dunning-Kruger non è l’unico. Il bias della conferma ci porta a valorizzare solo le informazioni che sostengono le nostre convinzioni, ignorando quelle contrarie. L’effetto gregge, invece, ci spinge a seguire ciò che fanno gli altri, per sentirci al sicuro: dinamica che nei mercati finanziari ha generato bolle speculative e, in azienda, la ripetizione di errori “perché lo fanno tutti”.
La lezione è chiara: molto spesso non decidiamo in base alla logica, ma lasciandoci guidare da illusioni mentali ed emozioni. Un approccio che può compromettere tanto un patrimonio familiare quanto la direzione dell’impresa.
Ecco perché il “fai da te” rischia di essere un boomerang. Creare una rete di competenze, confrontarsi con professionisti ed esperti, condividere scelte e strategie: questa è la strada per ridurre l’impatto dei bias e generare valore.
Un patrimonio o un’azienda si costruiscono in generazioni, ma possono essere compromessi in un attimo da decisioni viziate dai nostri stessi pregiudizi. Riconoscere i bias non è debolezza: è il primo passo per difendere e far crescere ciò che conta davvero.