Il passaggio di controllo in azienda è un momento critico, nonostante se ne discuta ormai da anni. I numeri lo confermano: solo il 50% delle PMI supera il test della seconda generazione e appena il 10% arriva alla terza. Numeri che fanno riflettere.
In Italia, circa l’85% delle imprese è un Family Business, guidato da un membro della famiglia. E quando il vertice non è familiare, nel 66% dei casi il management è comunque legato alla famiglia, una percentuale molto più alta rispetto al 26% della Francia o al 10% del Regno Unito¹. Questo rende il tema della successione ancora più delicato.
Nonostante se ne parli molto, la pianificazione del passaggio di consegne è spesso un tabù. Il motivo? L’emotività: l’azienda di famiglia è molto più di un’attività economica, è un simbolo di identità e sacrificio. Eppure, rinviare per paura di “perdere il controllo” significa esporre l’impresa a rischi enormi.
Troppo spesso, infatti, l’imprenditore vive con diffidenza l’arrivo delle nuove generazioni, arrivando persino a costruire alibi come la presunta mancanza di preparazione o maturità dei giovani. Così, il tempo passa silenziosamente e si continuano a replicare vecchi schemi che, se hanno funzionato in passato, rischiano di non essere la chiave vincente per il futuro. Nelle realtà di maggior successo, paradossalmente, il rischio è ancora più alto: la forza e la personalità della guida attuale può indurre a posticipare il ricambio, rendendo la transizione più difficile e traumatica.
Come rompere questo circolo vizioso?
- Iniziare per tempo: il passaggio generazionale non è solitamente un evento, ma un percorso che richiede anni di preparazione.
- Favorire un dialogo intergenerazionale sincero, per capire ambizioni e inclinazioni dei potenziali successori, senza forzature né sensi di colpa.
- Definire ruoli e responsabilità in modo chiaro, con percorsi di crescita graduali e realistici.
- Non escludere figure esterne: in alcuni casi, potrebbe essere necessario guardare anche fuori dalla famiglia per individuare le figure più adatte a certi ruoli.
Farsi affiancare da professionisti esperti rappresenta un valore aggiunto per non rimandare all’infinito.
La buona notizia? Non è mai troppo presto per iniziare a pianificare. Il momento migliore per pensare al domani della propria impresa è, semplicemente, OGGI.
…Pianificare è meglio che curare
1 Fonte: CERIF, centro di Ricerca sulle Imprese di Famiglia dell’Università Cattolica di Milano e AIDAF -Associazione